Oggi parliamo di moda, per la precisione di adaptive fashion. L’adaptive fashion è una tipologia di produzione di abbigliamento che rende più semplice l’atto del vestirsi e che si adegua alle necessità di chi ha limitazioni fisiche o percettive e sensoriali.
Negli ultimi anni, molti brand soprattutto inglesi e nord Europei hanno puntato sull’adattive fashion, traducibile in italiano come “Moda flessibile”.
Adaptive fashion: una moda che bada ai dettagli

Spesso il mondo della moda (e ovviamente anche il mondo dei suoi fruitori) non considera quanto possa essere complesso per chi ha delle protesi, per chi ha sensi rallentati da età o disturbi neurali, per chi è in sedia a rotelle o per chi è ipovedente, dover infilare un jeans o abbottonare un’elegante camicia.
Infilare una cinta nei passanti, infilare una protesi in una manica stretta, insomma usufruire di un abbigliamento non idoneo alle proprie necessità di vita può essere molto difficile per il 30% della popolazione.
E qui interviene l’adaptive fashion, cioè quelle linee di abbigliamento pensate per rendere la vita e lo stile più facile anche per chi ha limitazioni fisiche o disabilità sensoriali e psichiche.
Si tratta, in pratica, della declinazione nel mondo della moda dell’universal design nel mondo dell’architettura e, infatti, anche nel campo della moda le soluzioni flessibili possono essere interessanti anche per le persone che non hanno disabilità.
Caratteristiche dell’adaptive fashion
Come anticipavamo, la moda adaptive, cioè flessibile, non è tanto diversa nei modelli quanto nei dettagli: dalle abbottonature che prediligono magneti o velcro al posto di zip e bottoni, cinture senza fibbie e passanti, chiusure con piccoli tiranti a scorrimento che permettono la chiusura o la regolazione dell’ampiezza con una sola mano, fino ad arrivare a scarpe super alla moda che si allacciano da una App, come i modelli proposti da Nike, ricercatissimi a prescindere dall’essere o meno portatore di disabilità.
Vediamo i migliori brand di adaptive fashion

Diversi grandi brand già noti sul mercato internazionale hanno iniziato a produrre interessanti proposte di adaptive fashion, come nel caso della già citata Nike o del colosso Tommy Hilfiger.
Ma ci sono moltissimi brand piccoli e medi che, soprattutto in UK e US, stanno puntando tutto sulla moda di alta qualità che abbia la flessibilità (o adaptiveness) come presupposto base, sperimentando capi che possano rendere la vita semplice e “glamour” a persone con disabilità permanenti o temporanee.
Basti vedere, ad esempio, la bellissima linea di maglie a marchio Care + Wear pensate per i pazienti kemioterapici o per coloro i quali devono portare flebo o cateteri.
Altri esempi interessanti sono anche Adaptivelife che punta molto sulle linee più “cool” rivolte ad un pubblico adolescente o The Able Label, che danno il diritto all’eleganza a persone anziane con disturbi motori o sensoriali e per persone con Alzheimer e Parkinson.
Non risultano, dalle nostre ricerche, brand Italiani e ce ne dispiace: un tempo l’avanguardia del mondo fashion era tutta italiana, oggi purtroppo e chiaramente non è più così.
Basti pensare che non esiste un termine italiano che traduca “adaptive fashion”, che vuol dire letteralmente moda flessibile, moda che si adatta alla persona (un concetto bellissimo).
In Italia, se vuoi sapere qualcosa in più su questo aspetto del comparto moda facendo una ricerca su Google in lingua italiana ti imbatterai solo in un freddo “moda per disabili”.
Il fatto che la moda italiana sia rimasta, in termini di sperimentazione, 10 passi indietro, lo si evince anche dalla incapacità di dare alle cose il giusto nome.